Brano: [...]sa che non è certamente dettata soltanto daGastone Manacorda
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un interesse erudito; quindi quello che io sto dicendo potrebbe essere interpretato come un indulgere iad una moda. Perciò vorrei subito precisare che i riferimenti diretti di Gramsci a Cattaneo sono scarsissimi, non solo, ma ci sono alcune cose interessanti : ad esempio per due volte Gramsci cita l’edizione in volume de La città del Cattaneo della quaile egli aveva notizia, mi pare di capire, attraverso una recensione (come per molti altri libri) con il desiderio di leggerla perché sente che li troverebbe qualche cosa che lo interessa vivamente, vi troverebbe trattato quel problema di città e campagna che è uno dei temi Centrali del suo pensiero; ma Gramsci non conosce questo scritto, che prima del suo arresto non era stato mai ripubblicato. Cosi, non tricorda, Gramsci, gli scritti di carattere economico di Cattaneo. Viceversa, mi sembra di derivazione nettamente cattaneiana la critica al ’48 : il giudizio sulla politica piemontese nel ’48, la questione dei rapporti fra[...]
[...] tempi di cui parla; nella storia — ad esempio — della polemica politica in Italia fra il 70 ed ili ’900 è chiaro che scrittori come Turiello e Mosca hanno il loro posto,, ma il loro pensiero non ha un effettivo contenuto storico.
Non entro nella sostanza della discussione, perché qui bisognerebbe distinguere fra i vari autori che cita Gramsci e dissentirei da alcuni giudizi, ma non è su questo che voglio soffermarmi; voglio dire, invece, che mi pare che il giudizio polemico contro Gramsci, che è stato lanciato prima dal Croce e poi ripreso da altri, tenda, in sostanza, ad ascrivere Gramsci stesso a questa letteratura, e per le ragioni che ho svolto mi pare che questo giudizio non corrisponda alla realtà. A questo punto, bisogna passare ai problemi storici concreti, ad esaminarli, uno per uno, cioè fare quel secondo lavoro al quale io accennavo in principio.
Mi limito soltanto ad accennare che per quello che riguarda il periodo più recente, quello nel quale Gramsci fu ancora attore politico* o per lo meno quello più vicino a lui, molti suoi giudizi appaiono più discutibili, come è logico; anzi direi che su questi temi, quasi per paradosso, si verifica perfino che contengano maggiore verità storica certi giudizi che sembrano più polemici, più [...]
[...]sempio, a proposito di Giolitti, a me sembra che il giudizio che si trova ad un certo punto nei Quaderni, secondo il quale Giolitti, in fondo, sarebbe un continuatore di Crispi, che si sarebbe mantenuto,Gastone Manacorda
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essenzialmente, nel solco di Crispi sostituendo al giacobinismo di temperamento di Crispi la solerzia e la continuità burocratica, sia un giudizio politico di tipo polemico che non si può trasferire sul piano storico. Mi pare che qui Gramsci non intenda a fondo il valore della lotta politica che si svolse all'interno della borghesia, (ma anche con la partecipazione, per la prima volta sul piano della politica nazionale, delle forze proletarie) alla fine del secolo XIX. Viceversa, mi sembra che resista all’analisi storica, che del resto è appena iniziata, l’esame più profondo del sistema giolittiano e delle alleanze di classe sulle quali esso poggia, come è delineato nelle Note sulla questione meridionale e ripreso in parte nei Quaderni.
Il discorso, invece, che si deve fare sui temi più strettamente legati al R[...]
[...] io ho letto con stupore che si accusi Gramsci di non avere tenuto conto deHa situazione internazionale e quindi della impossibilità di una rivoluzione agraria italiana nell’Europa del 1848 che non era la Francia del 1789. Ma questo, in Gramsci, è detto e ripetuto più di una volta, e stupisce che studiosi anche autorevoli dicano che questo aspetto nei Quaderni è trascurato, mentre c’è ad ogni pagina; ed io vi risparmio le citazioni, meno una che mi pare le riassuma un po’ tutte, là dove Gramsci dice testualmente che « Il Risorgimento è svolgimento storico contradditorio e complesso che risulta integrato da tutti i suoi elementi antitetici, dai suoi protagonisti e dai suoi antagonisti, dalle loro lotte, dalle modificazioni reciproche che le lotte stesse determinano ed anche dalla funzione delle forze passive e latenti come le grandi masse agricole, oltre, naturalmente, la funzione eminente dei rapporti internazionali ».512
Gli interventi
Certo, se si isolano talune affermazioni di Gramsci come quella che « l’azione sui contadini era se[...]
[...]reata una democrazia rurale, quindi lo sviluppo del capitalismo sarebbe stato più lento, ragione per cui il progresso generale economico, sociale e politico in Italia sarebbe stato ritardato, ecc. ecc., e quindi che le cose cosi come sono andate, sono andate nel migliore modo possibile, che non c’era altra via fuori di quella di calpestare il contadiname per spremerne le ricchezze che erano necessarie per l’accumulazione del capitale, ecc. ecc., mi pare che egli idealizzi, tenda a fare di uno svolgimento storico concreto un modello, o un ideale (e non faccio questione di scelta politica, in questo caso). Ancor più, quando Romeo istituisce il confronto con la Francia, e dice che là le cose sono andate peggio perché la Rivoluzione aveva creato la piccola proprietà rurale, ecc., e contrappone lo sviluppo capitalistico italiano a quello francese come qualcosa di preferibile, ancora una volta egli idealizza la recente storia d’Italia.
Idealizzazione per idealizzazione, posto che la scelta fosse tra questi termini, posto che in Gramsci sia idea[...]